Odissea Spa: pioggia, confusione, ritardi e tante ombre

admin
30 Ago, 2021

Odissea Spa: Pioggia, Confusione e Ritardi Tante Ombre, Tranne Quelle di una Gara.

Il Gran Premio del Belgio è entrato di prepotenza nella lista dei contendenti per il titolo di “Peggior Gara di Formula 1 di Sempre”. Escludendo le pagine più cupe della storia di questo sport (il Gran Premio d’Italia del 1961 conta ben 16 morti, che in prospettiva fanno sembrare le piogge torrenziali di Spa un bagnetto per canarini), la Gara-Non-Gara di domenica si unisce ad USA 2005 nell’elenco di eventi certamente memorabili, ma non per le azioni in pista.

I tre giri (poi divenuti due, addirittura solo uno valido per la classifica finale) dietro la Safety Car del “Driver of the Day” Bernd Mayländer sullo storico tracciato di Spa-Francorchamps hanno scatenato un putiferio prima ancora di essersi conclusi—o di essere iniziati, per quel che conta. Su questo, checché ne dica il radar, non ci piove. 

Analizzando gli eventi a mente fredda risulta impossibile, nonostante lo sforzo da bagnino, riuscire a far emergere una gara (che, a tutti gli effetti, non c’è stata) dalle problematiche sollevate da piloti, Team Principal e, soprattutto, da una vera e propria marea di fan fradici, arrabbiati e, a detta di qualcuno, pure imbrogliati.

Nonostante la Direzione di Gara abbia oscurato i Team Radio dei piloti all’ultimo tentativo di far partire il Gran Premio del Belgio—forse per evitare ulteriori ripercussioni sulle loro già discutibili nonché ampiamente discusse decisioni—le critiche sono arrivate appena Ulisse e la sua improvvisata ciurma sono tornati a toccare terra ferma. 

Con entrambi i piedi fuori dalla vettura, Lewis Hamilton si è fatto immediatamente portavoce di un pensiero condiviso dalla maggior parte della griglia, soprattutto quella dal lato dell’esperienza: la decisione di ripartire in condizioni addirittura peggiori di quelle in cui ci si era fermati prima è stata stupida, una farsa—i fan, dice lui, meritano un rimborso per la gara che non c’è stata.

Fernando Alonso, noto ai più per non avere un singolo pelo sulla lingua, si unisce al coro dello sdegno e definisce l’assegnazione di metà punteggio per “una coda in autostrada” un regalo di Natale anticipato per alcuni team: “i punti si assegnano in gara, non in qualifica. La gara non c’è stata, abbiamo solo sfilato in pista—quindi non capisco a cosa siano dovuti i punti”. Per Sainz, la decisione di “mandarci fuori in condizioni pericolose per poter dire di aver ‘corso’ quando in realtà abbiamo solo provato a restare in pista” è incomprensibile. Sebastian Vettel, che ormai ha abbracciato la fase Jackie Stewart della sua carriera, ha definito l’intera faccenda “imbarazzante, da dimenticare”.

Tutti i piloti, meno i due della Williams (e di che ci stupiamo? Entrambi nella top 10, uno di loro sul podio—Michael Masi dev’essere davvero apparso come un Babbo Natale Italo-Australiano al team di Grove), concordano che non si sarebbero dovuti assegnare punti.

Zak Brown, CEO di McLaren, così come molti Team Principal, tra i quali anche Mattia Binotto, mostrano più clemenza nei confronti della scelta della Direzione di Gara di provare ad avere un Gran Premio a tutti i costi—ma chiamano per una rivisitazione dei regolamenti che consentono l’assegnazione di un punteggio, per quanto parziale, per eventi disputati in condizioni non di gara, ma di cautela, ed appena sopra la soglia dei due giri. “Credo che nessuno si senta di definirla una gara,” ha intonato Brown su Twitter, “nessuno mette in discussione che le condizioni per scendere in pista non ci fossero, ma non è giusto definire tre giri a malapena dietro una Safety Car una gara, ed assegnare punti per questo. Il Regolamento va rivisto.”

Sotto il macigno pesante delle critiche, Michael Masi non riesce ad essere l’Atlante che, dato il suo ruolo, dovrebbe sorreggere i tendoni del circo della Formula 1. Il Direttore di Gara è apparso confuso a più tratti durante l’interminabile attesa di ieri—prima nei confronti dei regolamenti che avrebbero consentito o meno a Sergio Pérez di riunirsi alla gara dopo un fuori pista terminale nei primi giri di ricognizione la mattina, poi in merito alle cause di force majeure che hanno fatto sì, sebbene in ritardo, che si potesse “fermare l’orologio” al termine di un’ora dalla finestra che ne prevede tre. 

È proprio durante questo limbo temporale, mentre il personale fermo sotto la pioggia ai muretti si lanciava in un ulteriore tentativo di influenzare le scelte della Direzione, chiedendo non così tra le righe di cancellare o rimandare la gara—Ron Meadows della Mercedes si lamenta del freddo e dell’attesa, chiede di poter andare a scaldarsi, mentre Ferrari, più diretta, si apre in radio e chiede se possano “tornare a casa”—che Masi, dopo una ricerca frenetica per una soluzione che potesse consentire all’evento di proseguire nonostante la minaccia di una Eau Rouge allagata, fa finalmente Jackpot

Jackpot è proprio la parola esatta in termini commerciali, sebbene Stefano Domenicali abbia cercato di smentire le voci secondo le quali Liberty Media avrebbe posto il guadagno (o la potenziale perdita economica di una gara annullata, soprattutto se teniamo conto degli sponsor) prima della sicurezza dei piloti, o la soddisfazione dei fan.

Il problema, ovviamente, è che quell’articolo che consente di definire tre giri dietro Safety Car, senza dunque possibilità di “gareggiare” e con pista in condizioni a dir poco vergognose (la visibilità dagli onboard dei piloti era così ridotta che oscurare le loro lamentele è servito davvero a poco), non è andato giù a nessuno nel Paddock—e così Masi ha siglato la sua condanna, e si ritroverà a breve nel malaugurato ruolo di moderatore in un acceso dibattito tra la FIA ed i Team che chiedono non solo la modifica al regolamento vigente, ma soprattutto che eventi quali quelli del Gran Premio del Belgio non si ripetano più. 

Come dire — se Masi non va alla montagna, la montagna frana su Masi.

L’Esodo


Mentre i tre capofila della processione di “gara” posavano con gli sponsor bene in vista sui gradini del podio—sia mai che Ferrari, ahimé quella delle bollicine, ne rimanga a secco—i fan al circuito iniziavano l’Esodo che avrebbe concluso la loro giornata alle non-corse in maniera se possibile ancor peggiore.

Dopo ore di interminabile attesa sotto la pioggia, al freddo, ammassati nel fango o stretti sotto un ombrello sugli spalti nel tentativo di riscaldarsi a vicenda—contatti così ristretti da far sorgere spontanea la domanda “e il Coviddi?”—si può dire che i fan presenti al circuito di Spa-Francorchamps avessero già subito abbastanza anche prima dei tre giri di parata. Ciò che ha trasformato l’evento—già uno scherzo divino fino a quel punto, sebbene Domenicali abbia ragione a dire che nessuno fosse in grado di controllare il meteo—in un vero e proprio incubo è stato il mancato miracolo della spartizione delle acque nel ritorno a casa.

Molti dei presenti avevano già presagito che l’organizzazione avrebbe avuto problemi, esacerbati sicuramente dalle condizioni e dal ritardo, con lo smaltimento del traffico in uscita dal circuito; e difatti sebbene la maggior parte dei fan non sia rimasta a celebrare quel podio farlocco, la situazione a quel punto, sia nei parcheggi che ai punti di raccolta delle navette, era già ampiamente in fase di stallo. 

Oltre al danno e alla beffa del mancato rimborso (sebbene pare che Liberty Media sia in trattativa con gli organizzatori dell’evento per assicurare almeno una forma di compensazione parziale), per gli appassionati di motorsport accorsi per un weekend a Spa arriva anche l’ulteriore batosta di un ritorno a casa lungo, affollato e periglioso, tra fango e spazi vitali ridotti a quelli di un comodino. Niente servizi igienici, niente cibo, niente acqua—ed una volta riusciti ad evadere dal circuito, verso il punto di raccolta di Verviers, niente servizi di trasporto pubblico verso altre città. Neanche un taxi.

Insomma, un weekend alla spa sarebbe stata un’esperienza sicuramente più rilassante—e avrebbe offerto lo stesso livello di azione in pista di quello al circuito. 

Il dito si punta nel buio, ma i conti si fanno alla luce dei fatti

È difficile attribuire tutte le colpe di questa domenica da dimenticare ad uno a caso tra la FIA, Liberty Media, i promotori, gli sponsor, Stefano Domenicali o Michael Masi. Più facile, invece, individuare le vittime degli eventi: i fan, lo sport e quei team che sono stati penalizzati dai punti assegnati per una qualifica senza gara. 

Se guardiamo ai fatti, Williams e Ferrari sono usciti da questo strano compromesso come mezzi vincitori: non solo entrambi i team sono stati gli unici ad andare a punti (mezzi, ma sempre punti) con entrambi i piloti, ma nel caso specifico di Ferrari, che si era qualificata fuori dal Q3, la penalità di Bottas e due incidenti (Norris con il botto in qualifica che lo ha penalizzato con 5 posizioni in griglia per la sostituzione del cambio, e Pérez che la perde a Les Combes nel giro di ricognizione) han fatto sì che sia Sainz che Leclerc conquistassero tre posizioni in griglia prima ancora che la gara iniziasse, per un bottino totale di 2.5 punti (2 per Leclerc, in P8 e mezzo per Sainz in P10).

Ad evento formalmente concluso, il gap in classifica con McLaren, fuori dai punti con Norris, ma quarta con Ricciardo, cresce—ma di soli 3.5 punti. Un risultato che, visto l’andazzo del weekend, non possiamo dire che la Scuderia avrebbe avuto la sicurezza di ottenere in caso di una gara “vera”. 

I 10 punti che Williams conquista (9 di Russell, per una seconda posizione dimezzata, e 1 di Latifi, “arrivato” nono) sembrano invece una condanna per Alfa Romeo, ferma a 3 punti nel campionato, e a 17 di distanza dal team di Grove. Il team Svizzero dovrà trovare qualcosa in più, soprattutto a livello di strategia e pitstop, per non terminare la stagione in penultima posizione appena davanti ad Haas, sempre ferma a zero. 

Alla cima della classifica, la distanza tra Red Bull e Mercedes si accorcia, ma non scompare; mentre Hamilton e Verstappen sono adesso separati da 3 punti, la penalità di Bottas e l’errore (costoso, assai) di Pérez pongono entrambe le seconde guide fuori dai punti. I team restano perciò separati da 7 punti nella Classifica Costruttori, con Mercedes in testa. 

Se pensiamo a quale team sia stato penalizzato di più ieri, vale la pena di considerare Alpine—che ha sacrificato l’assetto in qualifica per un migliore passo in gara, per non solo vedersi negare la possibilità di… beh, gareggiare, ma poi dover anche far fronte ai punti assegnati ai loro rivali per aver osato di più in qualifica. Non c’è da stupirsi dunque che Alonso sia stato così critico nelle sue considerazioni, perché un campione della sua esperienza contesterà sempre un risultato ottenuto al di fuori del confronto in pista.

Bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto per Aston Martin e AlphaTauri, che fanno punti con solo uno dei loro piloti (Vettel in quinta posizione, Gasly in sesta) e accorciano le distanze da Alpine.

In assenza di dati da analizzare, se non quelli di una Qualifica con condizioni miste, che hanno fatto sì che le repentine evoluzioni di pista diventassero il vero protagonista della sessione—insieme all’azzardo, come quello di Williams, di sfidare il radar e ritardare i loro giri per assicurarsi uno slot più favorevole in coda agli “spingiacqua”—dobbiamo semplicemente arrenderci ad un Lunedì di polemiche.

Almeno stavolta sembrano non solo univoche, ma anche giustificate.

Autore e Editor: Sara Esposito

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