Vettel e la Aston Martin AMR21 saranno le sorprese della stagione 2021?

Piergiuseppe Donadoni
9 Mar, 2021

Vettel e la Aston Martin AMR21 saranno le sorprese della stagione 2021?

Praticamente il giorno seguente Abu Dhabi, Sebastian Vettel ha cominciato a prendere le misure del suo nuovo team. Come ha detto lui stesso alla presentazione, ha voluto vedere qualcosa della AMR21 subito, già la settimana successiva alla conclusione della stagione 2020.

Qualcuno a proposito potrebbe obiettare che non c’è molto da scoprire vista la somiglianza sinistra – per i rivali – con la Mercedes W11. E’ lei la favorita per il ruolo di terzo incomodo, alcuni pensano addirittura secondo incomodo in alcune occasioni, davanti a Red Bull.

Comunque sia, Vettel tornato nel cuore della F1 anglosassone: Silverstone. A un quarto d’ora di auto dagli amici avversari di Brackley e a mezz’ora dagli amici-nemici di Milton Keynes dove ha vissuto i suoi giorni di gloria.

Certamente è una realtà diversa dalla RedBull di allora, se non di oggi. Ed è soprattutto una realtà inversamente proporzionale alla Ferrari di sempre. Il sottile humor British contro la calorosità e l’emotività italiana.

Il tedesco arrivato a Maranello aveva già i suoi quattro titoli, così come ora che è entrato nel suo nuovo piccolo – solo per ora – ma funzionale team, identificandosi già come perfetto porta bandiera. Lasciandosi alle spalle quelle appese a Maranello (quasi tutte sue).

Ricordiamo per inciso che la Germania è il maggior mercato auto per Aston Martin. Riflettendo su questo inevitabile paragone può essere interessante discutere su cosa potrebbe dare Vettel rispetto a quanto dato – e avuto – dalla Ferrari?

Entrambi i team nei due diversi momenti temporali si trovano in una condizione simile.

Nel 2015 c’era una progetto nuovo, non c’era la pressione di vincere subito ma buone prospettive di lavoro e un deciso incremento si risorse. Se vediamo la stessa cosa nella squadra verde di adesso tranne ovviamente per la limitazione di spesa. In quel momento però Vettel è stato preso a 30 milioni l’anno oggi un terzo quindi possiamo pensare che parte di queste spese si riequilibrino. La differenza spesso la fanno le persone e il modo di spingere oltre ai soldi. Ma è vero che contano molto i dettagli.

Spessissimo abbiamo visto vetture Ferrari nate male o quantomeno non sviluppate cosi bene come quelle inglesi. Eppure in un modo o nell’altro si riusciva a sopperire con altre capacità, proprio nei dettagli, che sono quelli che costano molte risorse. La lacuna in Ferrari da dieci anni è proprio mettere a terra qualcosa che funzioni subito bene o che venga sviluppato bene.

Unica eccezione la SF70H con cui Sebastian andò a nozze fino alla tragedia di Singapore. Anche grazie al lavoro effettuato dal 4 volte campione del mondo insieme a Pirelli nelle settimane e mesi precedenti all’inizio di quella stagione che misero in difficoltà Mercedes. Non banale. E da non sottovalutare.

Una questione di cultura? Forse di priorità. Il recupero in termini di motore per la Rossa è stato l’obiettivo più che spingere altrove. D’altra parte una power unit migliore nell’era ibrida permette di sopperire alle carenze ben conosciute e forse accettate troppo alla leggera. Non è possibile il contrario invece, avere una grande vettura ma spompata o inaffidabile ti relega ad un posto discreto ma non ottimale. Vedi le ultime RedBull o proprio la SF70H.

Tornando a Sebastian, aver voltato pagina si è visto alla presentazione come lo abbia sollevato dieci metri da terra. Nel green team ritrova la facilità di essere se stesso.

Non troverà i tortellini del Montana o quella calorosità dei ragazzi. Cosa che in realtà può fargli molto bene. Vettel è un emotivo, avverte subito quando qualcosa di strano aleggia, gli fa perdere tempo, lo deconcentra. Quando si dice ‘ama sentirsi coccolato’ è vero, non per sentirsi viziato, piuttosto perché gli serve non pensare che sia sottostimato.

È chiaro che oggi a 33 anni ha una esperienza e direi una leggerezza diverse rispetto ai 26 di quando arrivò a Maranello.

Alla fine della sua esperienza in rosso, in particolare all’ultimo anno, una implosione inaccettabile per il suo modo di pensare, un sentirsi sempre più solo nonostante il rapporto con le persone normali del team non fosse così cambiato. Direi anzi che qualcuno lo avrebbe voluto ancora lì. Binotto non aveva chiuso la porta ad un suo rinnovo, sicuramente ad altre condizioni da discutere entro il termine massimo fissato per agosto, ma non si è nemmeno arrivati a quel punto, per volere di Elkann.

Vettel voleva prendersi un anno o ritirarsi.

Appena liberato dalla Ferrari, Toto Wolff gli disse che in Mercedes non c’era spazio, seppur Daimler stesse spingendo per convincere l’austriaco, ma di non ritirarsi, di pensar e considerare molto attentamente quanto Stroll avrebbe avuto da dirgli.

Ha fatto bene a seguire il consiglio, se ne è convinto. Perché certo non realizzerà più il suo massimo sogno da ragazzino, ma ritroverà tutto quello che in fondo gli è mancato nell’ultimo anno e mezzo.

Dopo la Ferrari si cambia.

Chissà cosa ha pensato quando settimana scorsa ha provato un’altra vettura, un altro motore. Un pacchetto molto vicino a quello del record di Lewis Hamilton. Con un posteriore che sarà sicuramente più adatto al suo stile di guida anche grazie all’innovativa sospensione posteriore presa dalla plurivincitrice W11.

Avrà ragionato metodicamente ma certamente gli è bastato anche essere solamente felice. E un pilota felice rende molto meglio.

Attenzione quindi alla “sorpresa” Vettel.

Autore: Giuliano Duchessa

Co autore: Piergiuseppe Donadoni